Giovane donna piena di mistico ardore, di slanci di carità e di indomabile volontà, monaca dell’Ordine dei Servi di Maria, Suor Lucia fondò in Bagolino un monastero dedicato a S. Maria delle Grazie e fu poi annoverata tra i Beati dell’Ordine.
Inquadratura dell'altare della Cappella interna dedicata a S. Giuseppe, parte del nucleo storico originario
Fin dalla prima metà del ‘500, la gente di Bagolino ha creduto nelle virtù della Religiosa sostenendo il monastero che divenne parte non secondaria della vita religiosa e civile della comunità e che dopo la sua soppressione fu adibito a scuola, ad ospizio per bisognosi, ad ospedale militare, ad ospedale – ricovero, a casa di riposo fino alla sua attuale destinazione di Residenza Sanitaria per Anziani, quale nuova testimonianza di fede e di carità al servizio della vecchiaia ed a sollievo della sofferenza.
La figura di "Sur Luzia" o "venerabilis domina Lucia de Bagolino priorissa" compare in alcuni documenti, fra questi, il più importante è "L' Informatione", una specie di pro-memoria non datato, incluso fra gli atti del notaio Alberto Buccio, che rogò in Bagolino dal 1598 al 1613.
Si sa che appartenne ad una facoltosa famiglia di Bagolino i Versa, diventati poi Versa Dalumi, che compaiono in numerosi documenti del ricco Gubernerio comunale (archivio).
La tradizione vuole che Lucia figlia di Zoan de Versa e di Maria fosse nata nel 1499 ma, essendo documentata la costruzione della primissima parte del convento nel 1515, molto probabilmente la nascita di Lucia è da ritenersi il 1489.
Si legge ne "L' Informatione" "Essendo detta madre Suor Lucia di età di sedici anni de buona vita dedicata a servar verginità, era devotissima de Idio et della gloriosa vergine Maria et tutta spirituale attendeva ali digiuni et continue orationi et discipline: et andò crescendo in questa bona disposizione et sante devotioni fin ali anni vintisei, sempre più frequentando le orationi et devotioni sue... la gloriosa Maria pareva la exortasse a continuar le orationi sue et ritirarsi dal commercio del seculo... si risolse de ritirarsi sopra la terra de Bagolino in locho pocho discosto da quella.",
La famiglia le fece "molto contrasto" perché non comprendeva come "così sola, giovane e di vago aspetto se ne volesse vivere in un luogo così solitario et rimoto...dove non era abitaculo alcuno da poter stare...", ma trovando nell'amica Maffea de Macinata, una compagna che perseguiva lo stesso ideale e la stessa vocazione, decisero di ritirarsi sotto un grosso masso (Ronco) che formava un anfratto naturale. In quel luogo posarono un’immagine del Signore e della Madonna e "dimoravano exercitandosi nelle continue orationi digiuni et penitencie vivendo la magior parte del tempo de alcune erbe, castagne et cose simili ed delle pie elemosine che li venivano esser datte, perché non avevano cosa alcuna..." si legge inoltre "Fu co' le elemosine, che li venivan fatte, fabricata una capeleta... nel quale luocho lì concorreva delle altre giovine vergine che desiderava retirarsi medesimamente co' loro...".
Nel 1516 Lucia si reca a Brescia, meta è il Convento di S. Alessandro centro della riforma dell'Ordine Servita in Alta Italia, scopo presentarsi al Padre Priore pregandolo "si compiacesse di riceverla all'habito", il Priore contattato Padre Capirola di Brescia, Vicario generale che, dopo aver effettuato sopralluogo a conferma "che Bagolino era luogo ben abitato et idoneo per fondarvi il convento", diede il nulla obstat.
Suor Lucia avuta la veste de "Monaga de Santa Maria de Pietà" dà vita alla nuova comunità, composta all'inizio da 5 compagne, in una casetta costruita sopra il grande sasso del Ronco.
Il comune partecipa attivamente all'ampliamento della prima sede espropriando a Zoan de Foi il terreno per erigere la chiesa "si dovessi tore ditto terreno per fare essa giessia (chiesa) et sagrato, volendo o non volendo... esso Zoanne... ",.
La costruzione del convento stimola la spiritualità e richiama nuove vocazioni sono 36 nel 1522, la struttura diventa insufficiente e Suor Lucia acquista un terreno in quel di Gavardo, pensando di edificare un altro monastero, ma il Vescovo Mons. Paolo Zane, feudatario di Gavardo, le intima, pena la scomunica di sospendere tale azione.
Il 23 settembre 1524 Suor Lucia muore.
"Il Signore volendo manifestare la Santità della sua diletta ancor vivente, la notte del suo felice passaggio, mandò nella cella vari lumi (da qui l’aggiunta del secondo cognome Dalumi) che come stelle splendenti andavano per la camera cortezando e aspettando che Lucia rendesse lo spirito, per condurla in cielo... sul punto di morte si congregarono sopra il letto e spirato che hebbe l'anima, l'accompagnarono in Paradiso...".
Trovandosi il convento in località montana a quei tempi particolarmente disagiata, ebbe subito difficoltà economiche e morali.
Antico schema impianti idraulici della Congregazione.
Alle difficoltà economiche sopperì di continuo la carità del Comune, come confermato da documenti che registrano elargizioni "amore Dei" alla comunità religiosa sia in denaro che in generi materiali. Fu proprio allo scopo di raccogliere fondi che fu fissata una sagra paesana nel giorno del 15 agosto, festa dell’Assunta. Inoltre, le doti delle suore e le donazioni di privati rinvigorivano le possibilità di sopravvivenza della comunità.
Le difficoltà morali si manifestarono con le lungaggini poste dall'autorità religiosa di Trento nel riconoscere il convento (l'erezione canonica del monastero avvenne solo nel 1541), ma soprattutto per il costante contrasto nella reperire un idoneo confessore, scelta che il Comune di Bagolino, che pagava tale figura, contese invano al Vescovo di Trento e che si protrasse per più di un secolo.
Nuove vocazioni portarono la necessità di sistemare il convento e costruire una chiesa più adatta, che venne consacrata nel 1561 dal Vescovo Suffraganeo di Trento Mons. Biagio Aliprandini e dedicata a " S. Maria de Pietate", aveva tre altari e una pala "satis pulchra".
Nel 1585 viene inviato, su richiesta del Consiglio Comunale, "un padre confessore che sia bon religioso" certo frà Jovita da Rovatto d'Iseo, che subito manifestò il proposito di istituire la regola di clausura alle monache, ciò comportò una trasformazione del convento, il Comune andò incontro a tale richiesta mettendo a disposizione le risorse per l'ampliamento e le opere murarie necessarie.
Tralasciando le tribolazioni di ordine religioso che afflissero Bagolino e il convento dall'inizio del 1600, abbiamo documenti che dimostrano come il Comune fosse attento alla vita delle consorelle e alla loro sede, nel 1610 fu pagata la campana, nel 1615 veniva costruita la sagrestia, nel 1623 veniva donata un ancona e l'anno successivo un'altra per l'altare di S. Carlo.
Particolare del Coro nella Cappella interna dedicata a S. Giuseppe
Il 23 agosto 1633 il vescovo principe di Trento Carlo Emanuele Madruzzo visitando "la chiesa et convento de Monache della Madonna S.S. delle Grazie in detto Bagolino... ritrovato il tutto in buon et honesto stato... " accordava il nulla-osta alla concessione della clausura, il Consiglio Comunale e la Gionta in data 5 luglio 1634 delibera che "nel modo trattato da mons. Illustrissimo e Rev.mo vescovo e Prencipe di Trento... sia procurato che detto Venerando Monasterio sia regolato in bona forma claustrale... la comunità nostra debba promettere che ogni qual volta che le entrate di detto monastero non fossero bastevoli e sufficienti, al mantenimento di detto Monasterio; et a alimentare et sostenere le R.de monache... e questo fu ordinato a fine che detto venerando monasterio perpetui e continui a honore di sua Divina Maestà et decoro e riputazione della Comunità".
Il 14 marzo 1636 viene siglato un accordo per l'erezione di alti muri intorno al convento.
La sistemazione della clausura e il moltiplicarsi delle vocazioni imposero l'ampliamento dell'edificio, il 28 febbraio 1639 materiali "per far ponti per la fabrica del claustro", nel 1643 veniva costruito un nuovo campanile dotato di campana, altri lavori le 1648 e 1649, nel 1650 veniva adornato l'altare di S.Carlo, le opere erano ancora in atto nel 1675 quando il Comune permette il taglio di 6 larici " per fare il solaro" della chiesa.
Nel 1680 il Convento è praticamente ultimato, così viene descritto dal Buccio: "tre sono gli altari. Si ammira nel maggiore la Gloriosa Vergine Assunta quinci e quindi l'altare di S. Carlo e della Beatissima Vergine Addolorata... pulitezza propria del chiostro. Né mancano alla sagristia arredi di pregio, calici, lampade, e croci d'argento per maggior ornamento e decoro. Sorge poi... sopra i tre archi un bellissimo arco o galleria sostenuta da due colonne di marmo che riceve abbondantissimo lume da un maestoso finestrone. ... il convento parimenti è di fabbrica moderna assai comodo di stanze e celle, con spazioso refettorio e vaghi corridoi posti in bella eminenza donde scopresi la terra. Al presente vi saranno circa venti madri claustrali...".
Dai documenti in nostro possesso sappiamo che le monache godettero di una discreta tranquillità e autonomia economica fino a quando, intorno al 1760, arrivò dalla Curia di Trento la proibizione di continuare le tradizionali questue, questo unito alle crescenti carestie e la decadenza di Venezia dove le suore trovavano generosi benefattori, resero critica la sopravvivenza del monastero bagosso.
Il terribile incendio accaduto a Bagolino nella notte del 30 ottobre 1779 fece più di 600 vittime e consumò quasi interamente il paese, obbligò le monache a trasferirsi, non verso il trentino, come le autorità ecclesiastiche avrebbero voluto, ma a Gavardo su ordine del tenente colonnello dei dragoni Marcantonio De Therry giunto a Bagolino il 3 novembre con 15 soldati, "Che Trento? che vescovo di Trento? Loro sono suddite del principe di Venezia e perciò si risolvano dove vogliono andare ed io le farò scortar e servire...".
Il Senato veneto e il Comune di Bagolino si prodigano per la ricostruzione del paese e del convento nel settembre 1780 quindici stanze erano nuovamente agibili, ma le suore si mostrarono ritrose a tornare nella località montana, nel 1791 era presente solo una monaca, come custode.
Antica planimetria Antico Ospedale-Ricovero.
Nel settembre del 1795 il vescovo di Brescia, che a seguito del decreto della Congregazione concistoriale del 17 gennaio 1785, era diventato competente sul territorio, dispone il ritorno delle monache a Bagolino e applicando la severa regola di clausura.
La rivoluzione giacobina del 17 marzo 1797 porta la soppressione del convento "In nome del Sovrano Popolo Bresciano, in data 11 brumale anno II (1 novembre 1797) il Governo Provvisorio dietro il rapporto del Comitato di vigilanza decreta
Questo segna la fine del convento come struttura di clausura.
Nel 1799 il Consiglio deliberava "di dar principio alle pubbliche Scuole Normali al Convento delle ex Monache, e cioè per insegnare li primi rudimenti cioè leggere e scrivere e conteggiare...".
Nel 1812 gli alunni, comprese le scuole femminili, erano 218.
Nello stesso anno il Consiglio Comunale mette a disposizione una somma "per erigere le scuole Comunali in pubblico ginnasio" che però verrà soppresso nel 1822 per mancanza di allievi.
Dal 1785 una parte del convento, bruciata nell'incendio di sei anni prima, fu riparata per alloggiare gli assistiti della Schola di Carità, istituto che in varie forme e nomi esisteva a Bagolino fin dal XV secolo, a cui venne dato il nome di Pio Ospitale dei poveri e con la soppressione del monastero venne sistemata nell'immobile anche la direzione del Pio Luogo di Carità, trasformandolo in centro per salute, assistenza e istruzione.
Nel 1806 il Consiglio approva la costituzione, nello stabile del convento, di un orfanatrofio.
Nel 1807 il Pio Ospitale raccoglieva nove ricoverati e il costo era valutato in sei centesimi a ospite al giorno.
Nonostante vari lasciti e legati testamentari, le disponibilità economiche andarono via via diminuendo, lasciando spazio a " carenze gravi, disordine, incongruenze... promiscuità diseducativa grave a diversi livelli, ozio assoluto, mancanza di direzione del personale..."
1891 venne nominato presidente dell'Ospedale-Ricovero Alberto Lombardi che rilevato l'infelicissimo stato dei locali diede il via alle opere di recupero, fu portata l'illuminazione elettrica, rinnovato il mobilio e le lingerie.
Messo in ordine il fabbricato il Lombardi pensò al miglioramento dell'assistenza "dopo l'esame di parecchie proposte, di pieno accordo tra questo Consiglio Amministrativo, col plauso di tutta la popolazione, assenziente l'autorità religiosa e col voto favorevole dell'Autorità Tutoria si deliberava di chiamare alla direzione di questa Pia Casa le Ancelle della Carità".
Con calorosa accoglienza il 22 aprile 1895, accompagnate dalle autorità, quattro suore presero in carico le seguenti opere:Grazie alla presenza delle Ancelle e alla saggia amministrazione il numero dei ricoverati e ospiti che era sempre stato di circa 23 persone, diventava nel 1897 di 41 persone e nel 1898 di 45 persone.
Dichiarava Alberto Lombardi "tale accrescimento è purtroppo giustificato dalle condizioni economiche del paese che buone nei tempi andati perché vi fiorivano l'industria dell'allevamento del bestiame, l'industria del ferro, del legname d'opera e di altre, ora si rendono tristi essendosi eliminata l'industria del ferro, e resa quasi nulla quella del legname".
Il 9 luglio 1898 un ricoverato per vendicarsi di essere stato ripreso, diede fuoco al ricovero, andarono distrutte le due ali a ponente e a mezzogiorno che vennero ricostruite assieme al tetto, furono nell'occasione ampliati i locali e costruiti bagni e docce.
Le Ancelle della Carità furono l'anima dell'assistenza bagossa, a loro venne affidato anche l'Asilo infantile aperto nel 1910, successivamente la direzione della colonia dell'Opera Nazionale Balilla e nel 1941 la direzione del laboratorio artigiano con telai per tessitura e altri lavori.
Particolare d'interno. La Sala Presidenza.
Oltre a questo, l'infaticabile e silenziosa opera di bene, apostolato e cure ai bisognosi, le fece amare e portò tutta la popolazione a venerare la loro fondatrice Paola di Rosa al punto che a Bagolino si verificò uno dei miracoli servito per la sua canonizzazione col nome di Santa Maria Crocefissa di Rosa.
L'attività ospedaliera trovò nei rinnovati locali nuova espansione. In circa cinque anni, dal 1949 al 1955 il reparto di medicina ospitò 117 degenti, quello di chirurgia 372 e ostetricia 40. Inoltre, vennero attrezzati un moderno ambulatorio, un gabinetto radiologico, una sala parto ed un consultorio. Il 22/01/1955 con Decreto n. 139 l’Ospedale-Ricovero S. Giuseppe venne eretto in ente morale. Negli anni successivi, furono potenziati i servizi sanitari con la nomina di un consulente in chirurgia e l’attivazione del reparto di otorino-laringoiatria.
Nel 1960 venne costruita la strada di accesso all'ospedale, (fino ad allora vi si accedeva attraverso una grande scalinata, in parte tuttora presente); nel 1969 vennero sistemati alcuni locali di degenza e della cucina; nel 1974 vennero messi in opera lavori di consolidamento dell'immobile con interventi di sottomurazione, posa di blocchi di ancoraggio e di catene collegate ad un sistema di contrafforti posti a contenimento delle facciate sud e ovest. Di seguito, venne creata una rete fognaria, vennero costruiti i locali di lavanderia e guardaroba, la centrale termica per il nuovo impianto di riscaldamento, chiuso con vetrate il chiostro e rifatto l'ingresso principale.
Seguì la ristrutturazione di alcuni piani dell’edificio con la realizzazione di camere a due posti letto e di servizi igienici (per l’accoglienza di un centinaio di degenti). Infine si provvedeva alla sistemazione dell’area esterna a nord del fabbricato, alla revisione generale del tetto ed alla installazione di un montalettighe e di un ascensore. Nel 1978 all'Ospedale Ricovero S. Giuseppe, come era chiamato, nasce l'ultimo bambino. L'avvento della riforma sanitaria nazionale pone fine all'importante esperienza ospedaliera e il convento diventa Casa di Riposo, segue una grande ristrutturazione per adattarlo a tale esigenza.
Particolare esterno chiesa lato nord-est della R.s.a.
Si incrementano i posti letto fino agli attuali 110 tutti accreditati da Regione Lombardia, nel 1995 nasce il primo nucleo Alzheimer della Provincia di Brescia e tra i primi in Lombardia.
Nel 2004, a seguito della Legge Regionale 1/2003, che definitivamente abolisce le I.P.A.B. istituite nel 1869 dal Crispi, si procede con la trasformazione giuridica da I.P.A.B. a Fondazione O.n.l.u.s. con conseguente modifica dello statuto e della denominazione nell'attuale Fondazione Beata Lucia Versa Dalumi – O.N.L.U.S.
I lavori di adeguamento alla nuova normativa regionale iniziano nel giugno del 2009 con l’ampliamento della struttura e la realizzazione di un nuovo edificio collegato a quello storico. Nel luglio del 2011 la nuova struttura è conclusa con la capienza di 60 posti letto. I lavori procedono di seguito con la riqualificazione architettonica dell’edificio storico, opere che terminano entro la scadenza prevista dal legislatore regionale del 31/12/2012. Gli interventi del triennio 2009-2012 hanno consentito l’incremento della ricettività complessiva della struttura di dieci posti letto per un totale di 120 posti dedicati all’utenza residenziale della R.s.a.
Le recenti evoluzioni della normativa e del welfare lombardo richiedono alle moderne Residenze Sanitarie per Anziani maggiore flessibilità e diversificazione degli interventi e dell’utenza stessa a cui sono rivolti. In linea con questo orientamento e con una politica di integrazione della rete dei servizi, la Fondazione ha dato avvio a molteplici attività ed interventi rivolti all’utenza non residenziale e quindi esterna, fra i quali: Servizio di Assistenza Domiciliare, Servizio pasti caldi al domicilio, Servizio prelievi sul territorio, Servizio Assistenza Domiciliare Integrata, Misura sperimentale 4 – RSA aperta che offre la possibilità di usufruire di servizi sanitari e sociosanitari utili a sostenere la permanenza al domicilio della persona il più a lungo possibile, con l’obiettivo di rinviare nel tempo la necessità di un ricovero in una struttura residenziale e, dai primi mesi del 2016, l’apertura di ambulatori medici polispecialistici autorizzati in regime privatistico.
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